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Caduta capelli nelle donne: che fare?

Contrariamente a quanto si possa pensare, la caduta dei capelli è un fenomeno che riguarda anche molte donne e la cui incidenza sta crescendo nel corso degli ultimi anni (secondo recenti stime, circa il 30% delle donne ne soffre).

Tale problematica non va quindi sottovalutata.

Difatti, il suo essere una patologia meno comune rispetto a quella corrispettiva maschile e il modello ideale di bellezza femminile (che comprende una chioma folta e splendente) contribuiscono a produrre gravi scompensi psicologici nelle donne che ne soffrono, con un crollo considerevole dell’autostima, fino ad arrivare a sintomi di natura depressiva.

Infatti, la c.d. falacrofobia (ossia la paura di perdere i capelli) comporta numerosi effetti negativi sul piano psicologico, tra i quali stati d’ansia, sensazione di costante imbarazzo, comportamenti maniacali e tendenza all’isolamento sociale.

Tutto ciò può sfociare in casi, più o meno acuti, di depressione. Depressione che è una delle cause più comuni della stessa caduta dei capelli, in un circolo vizioso potenzialmente infinito che necessita di essere spezzato il prima possibile.

Le varie tipologie di alopecia femminile

I fenomeni di caduta dei capelli nelle donne possono essere scatenati da vari fattori e produrre diverse conseguenze.

La prima classificazione fondamentale è quella tra alopecie cicatriziali e non cicatriziali.
L’espressione alopecia cicatriziale identifica un fenomeno di irreversibile disgregamento dei follicoli piliferi. Tra le forme più note di alopecia cicatriziale si segnalano l’alopecia di natura seborroica, quella da tricotillomania (la tendenza ossessiva a tirarsi i capelli) e quella senile (estremamente comune nelle donne).

Le forme di alopecia non cicatriziale, invece, sono tendenzialmente di natura temporanea e reversibile, non comportando la definitiva atrofizzazione del follicolo pilifero, il quale, se correttamente stimolato, può riprendere a crescere.

Una forma di alopecia non cicatriziale molto diffusa è il c.d. effluvium telogen, ossia una considerevole e improvvisa caduta dei capelli causata da un forte stress o da particolari traumi fisici o emotivi. Generalmente, la caduta dura pochi mesi, per poi arrestarsi e ritornare gradualmente alla normalità, salvo casi cronici.

Altre tipologie di alopecia di natura non cicatriziale sono rappresentate dall’alopecia areata (con una perdita di capelli “a chiazze”) e dalle alopecie causate da scompensi alimentari e/o ormonali.

Ma la più comune forma di alopecia è la c.d. alopecia androgenetica, che affligge molte donne, specialmente dopo la menopausa.

Essa è causata dall’estrema sensibilità dei follicoli (che deriva da cause genetiche) all’azione degli ormoni androgeni, che li porta a miniaturizzarsi e cadere.

Come si evince da questa breve classificazione (peraltro non esaustiva), il fenomeno dell’alopecia femminile è estremamente complesso e multiforme e quindi necessita di trattamenti specifici e personalizzati

Alle prime avvisaglie di caduta, è quindi altamente consigliabile rivolgersi a un centro tricologico specialistico che possa indirizzare il problema nella giusta prospettiva e proporre trattamenti di varia natura, con l’ausilio delle migliori tecnologie disponibili sul mercato.

Cure e trattamenti più comuni per la caduta dei capelli

Fortunatamente, la ricerca sta facendo passi importanti nella cura di questa gravosa patologia, difatti, sono disponibili diversi approcci terapeutici al problema, ponderati sulla tipologia e sulla gravità dello stesso da parte di esperti tricologi come ad esempio si possono trovare presso Revalhair, centro tricologico all’avanguardia a Lugano e che rispetta in pieno la precisione e qualità Svizzera.

Dal punto di vista farmacologico, sono presenti numerosi medicinali da assumere in via topica o in via sistemica.

Quello più importante e apprezzato è indubbiamente il Minoxidil, da tempo approvato dalla FDA e comunemente utilizzato nella lotta contro la calvizie femminile.

Invece, i farmaci rivolti principalmente alle donne sono essenzialmente due: l’Estrone Solfato e il Ciproterone Acetato ed Etinilestradiolo.

Il primo è un ormone naturale femminile prodotto dopo la menopausa che prolunga la fase anagen e facilita la moltiplicazione delle cellule. Si utilizza in via topica e non ha praticamente alcun effetto collaterale.

Il Ciproterone acetato e e l’Etinilestradiolo sono invece due principi attivi che vanno assunti insieme in via orale e agiscono sull’iperandrogenismo. Avendo effetti contraccettivi, vanno assunti solo in determinati periodi e in particolari condizioni.

Sono presenti sul mercato anche numerosi rimedi naturali e integratori che, però, hanno un’efficacia terapeutica assai limitata, ma possono apportare benefici di natura cosmetica o fungere da supporto ad altre terapie. Tra i più importanti si segnalano: aminoacidi, biotina, caffeina, vitamina D e zinco.

Infine, non possono essere dimenticate le terapie più avanguardistiche, che sfruttano le nuove tecnologie per contrastare la caduta dei capelli, sia essa maschile che femminile.

Tra queste, rientra la LLLT (Low Light Laser Therapy), una terapia di origine statunitense, indolore e non invasiva.

Questa particolare tecnica si pratica attraverso un casco che emette raggi laser a bassa intensità su tutto il cuoio capelluto. Il laser riesce a penetrare nei tessuti e rinvigorire i follicoli piliferi, stimolando la produzione di cheratina, aiutando la respirazione cellulare e implementando l’apporto del sangue nelle zone più problematiche.

La LLLT non consente di rigenerare i follicoli ormai morti ma una terapia costante permette di incrementare sensibilmente la densità, la qualità e la salute generale del capello. Effetti importanti specialmente per le donne, che spesso soffrono di una caduta diffusa.

Da segnalare anche la Terapia ad Alta Frequenza, un trattamento di natura intensiva che sfrutta gli infrarossi ad alta frequenza e i raggi ultravioletti, agendo a livello sottocutaneo per stimolare una sana crescita del capello e incidere positivamente su alcune problematiche correlate (come prurito e forfora).

L’autotrapianto di capelli

In ultima istanza, se si punta a risolvere in maniera pressoché definitiva il problema, si può ricorrere alla chirurgia tricologica e sottoporsi a un autotrapianto di capelli. Questa tecnica consiste nel prelevare dei bulbi donatori dalle zone non colpite dall’alopecia (bulbi che saranno quindi particolarmente resistenti agli androgeni) e impiantarli nelle zone di ricezione più problematiche.

La tecnica tradizionale di trapianto era la FUT (Follicolar Unit Transplantation) che comportava il prelievo di un’intera striscia di cuoio capelluto, con conseguenti tagli e cicatrici.

Attualmente, la tecnica più praticata e consigliata dagli esperti è la FUE (Follicular Unit Extraction) che consiste nell’estrazione e nel successivo impianto di singole unità follicolari, con un’operazione meno invasiva ed effetti più naturali e duraturi.

Tradizionalmente, per le donne il trapianto è considerato più complicato e meno efficace perché spesso l’alopecia femminile produce una perdita di volume diffusa in tutta la superficie del cuoio capelluto e, quindi, non si dispone di zone sicure di prelievo.

Ciò non significa che l’operazione sia sempre sconsigliata, ma è opportuno distinguere caso per caso. Difatti, il trapianto risulta particolarmente efficace per le donne nei casi di alopecia localizzata o da trazione.

In ogni caso, per analizzare adeguatamente il problema e predisporre corrette misure terapeutiche si rinnova l’invito a rivolgersi a specialisti competenti e dalla sicura affidabilità.

Mamma e scrittrice per amore e passione. Romana dalla nascita. Amante della moda e dell'arte in ogni sua forma.

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